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DISTURBO POST-TRAUMATICO DA STRESS (DPTS)

Disturbo Post-Traumatico da Stress

TRATTAMENTO E SOLUZIONE IN OTTICA STRATEGICA

 

Niente fissa una cosa così intensamente nella memoria come il desiderio di dimenticarla.

Michel de Montaigne

 

DEFINIZIONE

Il Disturbo Post-Traumatico da Stress o DPTS consiste in una manifestazione psicopatologica di consistente gravità, sovente a lungo termine, con sintomi in evidente relazione con l’esposizione a un evento traumatico (DSM-IV TR). È caratterizzato dal rivivere (incubi, flashback, azione) un evento estremamente traumatico vissuto direttamente o indirettamente.

CARATTERISTICHE

Gli eventi possono essere:

  1. eventi traumatici vissuti direttamente, come aggressione personale violenta, rapimento, tortura, disastri naturali o provocati, gravi incidenti automobilistici, diagnosi di malattia minacciosa per la vita;
  2. eventi vissuti in qualità di testimoni, come l’osservare il ferimento grave o la morte innaturale di un’altra persona, il trovarsi inaspettatamente di fronte ad un cadavere;
  3. eventi vissuti da altri ma di cui si è venuti a conoscenza, come aggressione personale violenta, grave incidente o gravi lesioni subite da un familiare o da un amico stretto, malattia minacciosa per la loro vita.

Non tutte le persone che vivono eventi stressanti sviluppano un DPTS; infatti, dalla Ricerca-Intervento (Nardone e colleghi) emerge che solo il 40% di loro lo sviluppa. La differenza risiede nella differente gestione degli eventi stressanti.

SINTOMATOLOGIA

I sintomi più diffusi sono:

Flashback (ricordi ricorrenti e intrusivi sull’evento) o Incubi

flashback

Ottundimento (stordimento, confusione)

Aumento Arousal ( caratterizzato da insonnia, irritabilità, difficoltà di concentrazione)

Rabbia

DIAGNOSI DIFFERENZIALE

Secondo il DSM-IV TR se i suddetti sintomi si risolvono in 4 settimane si parla di Disturbo Acuto da Stress e non DPTS; mentre se la durata del disturbo è superiore ad un mese si parla di DPTS. Inoltre, si parla di DPTS solo se gli eventi sono di natura estrema, quindi mettono in pericolo la vita di una persona, altrimenti per eventi più lievi come un abbandono amoroso e/o un licenziamento si parla di Disturbo dell’Adattamento(DSM-IV TR).

FUNZIONAMENTO

L’intervento strategico (a differenza della Diagnosi Nosografico/Descrittiva caratteristica del DSM, che va alla ricerca della causa statica e generatrice e adotta criteri arbitrari e aprioristici) si avvale dell’uso della Diagnosi Operativa. La Diagnosi Operativa si basa sul concetto di Ricerca-Azione definito da Lewin nel 1956, ed è caratterizzata dal comprendere come funziona un sistema e come farlo funzionare meglio. Inoltre, offre una descrizione operativa che emerge dai cambiamenti inseriti nel sistema: Conoscere Cambiando (Nardone, Portelli, 2005). In base al feedback dell’intervento si aggiusta il tiro e, come ricorda Lewin, sono le soluzioni che spiegano i problemi e non le ipotetiche teorie costruite a priori che ci danno le soluzioni.

Nel DPTS  non si parla di Tentate Soluzioni Disfunzionali (come negli altri disturbi) ma di Coping Reaction Ridondanti. In questi casi gli eventi sono talmente gravi, talmente importanti che non si può parlare di tentare di risolvere un problema, ma delle strategie di reazione che si mettono in atto rispetto a quel problema.

LE COPING REACTION RIDONDANTI

Le Coping Reaction Ridondanti (CRR), e cioè quelle modalità che ripetute complicano il problema invece che risolverlo, individuate dalla ricerca-intervento sono:

 

1-Scacciare propri pensieri negativi,                                   2-Lamentela

flashback, ricordi, incubi;

scacciare pensieri                lamentela

 

3-Evitare tutto ciò che ricorda il trauma;                             4-Rinuncia

evitare               Rinuncia

 

5-Richiesta aiuto e Richiesta di rassicurazione

rassicurazioni

INTERVENTO

L’intervento consiste nel valutare, in primis, il Livello Sistemico del Problema, quindi se esso si trova tra:

  1. sé e sé: il paziente si porta dietro queste immagini, odori
  2. sé e altri/sé e il mondo: il paziente mostra di stare bene, ma avverte la sensazione di non essere all’altezza perché si porta dietro questo disagio.

Il secondo passo consiste nel individuare le Coping Reaction Ridondanti,  nel bloccare e nel sostituirle con altre strategie più funzionali, individuate insieme al paziente/cliente.

Si procede con la tecnica cardine usata in questi casi: il Romanzo del Trauma” quindi, si chiede alla persona ogni giorno di mettere l’evento per iscritto, chiedendo di essere il più dettagliati possibile nel ripercorrerlo, in particolare in riferimento alle immagini, alle sensazioni, ai ricordi e ai pensieri.  Gli effetti benefici della scrittura sono da tempo noti in letteratura, in particolare grazie agli studi di Pennebaker J. W,2004. In aggiunta, grazie agli studi di Neuroimaging, sappiamo che quando scriviamo a differenza di quando socializziamo le nostre paure e sensazioni (attraverso la parola), attiviamo parti del cervello differenti. Infatti, la scrittura provoca un’attivazione delle Aree Superiori della Corteccia (Emisfero Sinistro) parte logico-razionale, mentre la traccia traumatica è depositata nel Sistema Limbico, una parte dell’Amigdala chiamata Rinoencefalo (cervello Olfattivo o Paleocervello) che è il depositario del ricordo, una vera e propria Memoria del Dolore.

La logica di base all’intervento Strategico, utilizzando le parole di R. Frost è: “se vuoi uscirne, devi passarci nel mezzo”. Il compito del terapeuta, in questo caso, consiste nel permettere al paziente di “archiviare” la memoria dolorosa, innescando una vera e propria ristrutturazione percettiva che permetta alla persona: non di cancellare l’evento ma di ricollocarlo nel passato, facendo in modo che non dilaghi più nel presente. Infatti, come recita una frase di Ugo Ojetti: “chi descrive il proprio dolore, anche se piange, è sul punto di consolarsi”. Quindi, si usa l’effetto canalizzazione della scrittura per depositare su carta tutte le sensazioni, permettendo all’individuo di far defluire, il  “flusso emotivo”, che diversamente, continuerebbe a dilagare nel presente. Quindi, si attiva un processo di razionalizzazione, permettendo alla traccia mnesica di passare dal Cervello Limbico alla Corteccia; inoltre, la scrittura permette di ottenere risultati molto più veloci (maggiore efficienza) rispetto agli interventi basati sulla parola (ad es. il Debriefing).

Successivamente alla fase di sblocco, una parte importante dell’intervento rappresenta la fase del consolidamento delle strategie apprese. Questa fase è fondamentale per l’efficacia a lungo termine dei risultati; infatti, se questa fase non viene svolta a dovere, qualsiasi intervento risulta non duraturo (vale anche per tecniche come l’EMDR).

L’intervento si conclude lavorando sulle risorse e le autonomie,  restituendo, così, al paziente/cliente il merito del successo dell’intervento. Concludo con le parole di J.P. Sartre: “Libertà è ciò che fai con quello che ti è stato fatto”.

BIBLIOGRAFIA

Andreoli V., Cassano G. B., Rossi R. curato da (2007). DSM-IV-TR. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Text revision, Elsevier Editore.

Cagnoni F. – Milanese R. (2009) CAMBIARE IL PASSATO. Superare le esperienze traumatiche con la terapia strategica. Editore Ponte alle Grazie  (collana Saggi).

Nardone G., Portelli C. (2005) KNOWING THROUGH CHANGING. The Evolution of Brief Strategic Therapy. Editore: Crown House Publishing, Carmarthen, UK

Pennebaker J. W.(2004)Scrivi cosa ti dice il cuore. Autoriflessione e crescita personale attraverso la scrittura di sé Copertina flessibile. Erickson
 
Autrice: Dott.ssa Francesca Troiano
Psicologa-Specialista in Psicoterapia Breve Strategica