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VOMITING: La Compulsione Irrefrenabile di Mangiare per Vomitare.

Vomiting

Trattamento e Soluzione in Ottica Strategica

 

Nei piaceri dei sensi, il disgusto confina con il godimento.

(Francis Bacon)

 

INTRODUZIONE

“Ogni cosa ripetuta un certo numero di volte diventa un piacere”.  Questo processo trova un preciso riscontro  negli studi di Laborit (1982)-premio nobel per la biologia sull’organizzazione sinaptica del cervello umano- che hanno ben dimostrato come qualsiasi tipo di comportamento, se ripetuto un certo numero di volte, possa gradualmente assumere una connotazione di intensa piacevolezza.

DEFINIZIONE

Vomiting

Il Vomiting o Sindrome da Vomito rappresenta il contributo, più fecondo, emerso dalla Ricerca-Intervento condotta, da oltre 25 anni, dal CTS di Arezzo. Si tratta di una compulsione irrefrenabile basata sul piacere di mangiare grosse quantità di cibo, per poi vomitarle. Il cibo in questo caso non rappresenta più una strategia compensatoria per evitare di ingrassare, come nel caso della bulimia nervosa con condotte di eliminazione, ma si mangia per vomitare. Questo meccanismo ripetuto per più di 6 mesi innesta il disturbo. Chiaramente la piacevolezza nel degustare il cibo è assente. Molte delle pazienti con vomiting sono ex-anoressiche, o anche, se meno raramente, ex-bulimiche; questo trova spiegazione nel fatto che i disturbi alimentari rappresentano un continum.

DIAGNOSI DIFFERENZIALE

Molto spesso questa problematica viene confusa con la bulimia con “condotte di eliminazione”, invece osservando i dati della ricerca-intervento, emerge che le pazienti che “vomitano in maniera compulsiva” non possono essere definite bulimiche. Questo dato trova riscontro, dai dati emerti dal trattamento delle prime pazienti che “mangiavano e vomitavano”, prima che il vomiting, venisse individuata come categoria a sé. Infatti, le prime pazienti con Vomiting trattate con l’usuale trattamento per la bulimia non si sbloccavano, e questo ha fatto ipotizzare che la logica di funzionamento alla base del problema, fosse completamente diversa.

CARATTERISTICHE

Dalla sperimentazione della ricerca intervento sono emerse tre varianti di vomitatrici:

  • trasgressiva inconsapevole: si tratta di ragazze tra i 14 e i 19 anni, moraliste, inibite e inesperte relazionalmente che tendono all’isolamento e inconsapevoli dell’analogia erotica, e che mangiare e vomitare rappresenti una vera perversione (quasi scomparse per le modifiche culturali);
  • trasgressiva consapevole ma pentita: si rende conto della perversione ma non vuole più essere “rapita dal demone”. Si tratta di quelle vomitatrici che vorrebbero smettere, ma da sole non riescono.
  • trasgressive compiaciuta: consapevoli della loro perversione, seduttrici, provocatrici, manipolatrici; occorre calibrare con loro molto bene la “seduzione” alternando una fase di distacco a quella di avvicinamento. Vengono spesso portate dalla famiglia. Arrivano anche a rubare per comprare il cibo. All’interno delle “trasgressive compiaciute”, una parte anche consistente di pazienti vengono definite “barracuda”, si tratta di coloro che nel momento che vedono un piccolo cambiamento si spaventano. Loro spesso vengono di loro spontanea iniziativa, ma poi abbandonano ai primi risultati e quando tornano ricominciano dal punto di partenza.

FUNZIONAMENTO

Il Vomiting rappresenta una perversione basata sul cibo, caratterizzato da un rituale preciso. Questo rituale non rappresenta, per la paziente, solo il più grande dei piaceri, ma anche il più semplice da ottenere. Infatti, tutto è possibile senza la relazione con un’altra persona; poiché, il cibo a differenza delle persone è sempre disponibile e lo si può gestire e controllare, con facilità. Nei casi più gravi il piacere di mangiare e vomitare è l’unico piacere che rimane alla paziente, andando ad azzerare tutti gli altri. Il rituale si divide in una:

  1. Fantasia Appetitiva: in cui vi è da parte della ragazza un’anticipazione mentale dell’abbuffata;
  2. Fase Consumatoria: in cui si consuma il cibo;
  3. Fase di Scarica: in cui ci si libera con il vomito.

La sequenza del rituale, come facilmente intuibile, risulta isomorfa all’atto sessuale; e non a caso, questo tende ancora di più a farsì che la sintomatologia diventi un facile surrogato dell’attività sessuale. Succede spesso che le pazienti dicano: “mi nascondo, ingurgito e poi vomito…”, in questi casi il cibo diventa il loro “amante segreto” (come nel sesso c’è una fantasia che anticipa una “consumazione” a seguito della quale c’è una soddisfazione). Infatti, nel momento in cui si riduce il sintomo, riappare la dimensione sessuale, che porta con se in alcuni casi la scoperta, in altri il riappropriarsi dei piaceri ad essa legati; finché si assiste ad una sorta di coincidenza tra il recupero della capacità orgasmica e la scomparsa del sintomo.

INTERVENTO

L’intervento Strategico consiste nel bloccare le Tentate Soluzioni Disfunzionali, favorendo il processo di apprendimento di nuove strategie; modificati i vecchi schemi e apprese le nuove strategie, i pazienti vengono guidati a consolidare le nuove strategie nel tempo.

Nel caso del Vomiting l’obiettivo sarà quello di interrompere la sequenza del mangiare e vomitare. Questa semplice interruzione genererà un effetto scoperta interessante da parte della paziente; infatti,  molti pazienti quando tornano nelle sedute successive lamentano: “dott.ssa mi ha rovinato tutto. Non è più piacevole come prima”. Questo perché la semplice interruzione, ripetuta, del mangiare e vomitare crea un’interruzione della piacevolezza del rito. Un rito è piacevole proprio perché fatto in un certo modo, una volta interrotto, non sarà più così piacevole. È come se utilizzando l’analogia della sessualità, venga chiesto alla persona di interrompere l’atto sessuale proprio sul più bello. Questa tecnica che viene definita tecnica dell’intervallo assieme ad altre tecniche e alle ristrutturazioni usate in seduta, hanno l’obiettivo di rovinare la piacevolezza del rito, e riorientare la percezione della paziente.

Eliminato il disturbo alimentare, si procede lavorando sulle relazioni interpersonali che nella maggior parete delle volte (proprio per la pervasività del disturbo) sono carenti o assenti. Concludo con le parole di J.S Cherbulier: “Il piacere ha le sue ragioni che la ragione non conosce”.

BIBLIOGRAFIA

Nardone G. – Verbitz T.- Milanese R. (1999) LE PRIGIONI DEL CIBO. VOMITING, ANORESSIA,

  BULIMIA

Nardone G (2003) Al di la dell’amore e dell’odio per il cibo. Guarire rapidamente dalle patologie

   alimentari.

Nardone G. (2007) LA DIETA PARADOSSALE.Sciogliere i blocchi psicologici che impediscono di

  dimagrire e mantenersi in forma.

 

Autrice: Dott.ssa Francesca Troiano

Psicologa- Specialista in Psicoterapia Breve Strategica