Trattamento e Soluzione in Ottica Strategica
<<L’ingordigia è un rifugio emotivo: è il segno che qualcosa ci sta divorando>>
(Principe De Vries)
INTRODUZIONE
Mi piacerebbe introdurre questa problematica con le parole di Cioran: «Se sto bene, prendo la via che desidero; malato, non sono più io a decidere: è la mia malattia».
Uno dei disturbi alimentari senza dubbio più frequenti è la bulimia. In questo articolo verrà definito il concetto di bulimia in Ottica Strategica, facendo riferimento ai dati emersi dalla Ricerca-Intervento[1] condotta da oltre 25 anni dal Centro di Terapia Breve Strategica di Arezzo, diretto dal prof. Nardone. I dati della ricerca sull’efficacia del trattamento, nel campo dei disturbi alimentari, mostrano che circa l’ 83% dei casi trattati ha completamente risolto il proprio problema. Inoltre, verranno identificati i meccanismi di funzionamento della problematica e individuate le strategie inerenti la sua risoluzione.
DEFINIZIONE
Con il termine bulimia, dal greco “fame da bue”, ci si riferisce a quella patologia caratterizzata da abbuffate ricorrenti contraddistinte dal mangiare in un definito periodo di tempo (2 ore) quantità maggiori di quelle che le persone mangerebbero normalmente . Il cibo non viene ingerito per il piacere della pietanza, ma il suo consumo è determinato dall’irrefrenabile compulsione a mangiare, per ottenere la sensazione di pienezza (avere la pancia piena). Mentre vengono ingerite queste grosse quantità di cibo, si sperimenta la sensazione di perdita di controllo, per cui si mangia a dismisura.
DIAGNOSI DIFFERENZIALE
Nello specifico il termine bulimia si riferisce a tutte quelle persone che divorano compulsivamente grandi quantità di cibo, senza che vi siano condotte di eliminazione (vomito), o condotte compensatorie (uso di lassativi, diuretici, attività fisica estrema). Infatti, nel caso della presenza delle condotte di eliminazione, si parla di “sindrome da vomito” o Vomiting; mentre nel caso siano presenti, associate ad abbuffate e a digiuni, condotte compensatorie, si parla di Binge Eating. Quindi, ci si riferisce a un disturbo sovrapponibile a quello di “Bulimia Nervosa senza Condotte di Eliminazione”, così come viene definita nel DSM-IV, comprendendo al suo interno anche alcuni casi di Obesità Psicogena (Nardone, Verbiz, Milanese, 2005).
CARATTERISTICHE
Coloro che soffrono di bulimia presentano al pari di coloro che soffrono di disturbi anoressici una grande fragilità emotiva, ma, a differenza di questi ultimi, estremamente sensibili, bravissimi a controllarsi e intellettualmente più raffinati, sono persone meno complicate e con grande difficoltà di controllo delle proprie reazioni. All’inizio, la compulsione irrefrenabile è incentrata sul piacere di mangiare, ma gradatamente queste persone scoprono il potere sedativo del cibo; infatti, come ricorda Sheila Graham il cibo rappresenta la più primitiva delle consolazioni. Queste persone temono di non poter controllare le proprie reazioni, così imparano con il cibo ad essere sfrenate, in modo da adattarsi in maniera funzionale ad una realtà per loro ingestibile. Quindi, il “grasso” rappresenta un guscio, all’interno del quale rifugiarsi, in modo da evitare di affrontare difficoltà, ritenute insormontabili, soprattutto riguardo alle relazioni interpersonali.
Dai dati della Ricerca-Intervento condotta dal CTS di Arezzo sono emerse tre categorie di bulimia: la “Boteriana”, la “Carciofo” e la “Jo-Jo”.
- Boteriane
Si tratta di quei soggetti, sia uomini che donne, ingrassati a tal punto da apparire come le famose immagini di Botero. Si tratta di pazienti con peso dagli 80-90 kg in su, sono persone gaudenti, serafiche, tranquille, sposate con situazioni di vita piuttosto serena e ben adattate al loro problema. Il loro tratto distintivo è la totale incapacità di mettersi a dieta, spesso considerati come obesi cronici e curati mediante terapie farmacologiche. Si rivolgono al terapeuta solo per gli evidenti problemi organici.


- Carciofo
Si tratta di persone in soprapperso che presentano fragilità emotive, come ad esempio: difficoltà nel lasciarsi andare in ambito sessuale, sovente associato a rigide convinzioni religiose. Tendono allora a proteggersi, altrimenti il contatto con l’altro potrebbe diventare pericoloso e, usando una metafora al pari del carciofo, proteggono il cuore tenero e buono mediante le scorze dure (la ciccia), che le avvolgono e le proteggono dal rapporto tra sé e gli altri, e tra sé e la propria intemperanza. Il cibo è un rifugio, la lotta con la bilancia li tiene al sicuro da altri problemi. L’essere in sovrappeso rappresenta: una sorta di protezione da sofferte problematiche affettivo- relazionali.

- Jo-jo
Questa categoria rappresenta quella più frequente, ma non sempre arriva dallo psicoterapeuta poiché come prima soluzione tende a rivolgersi a medici e dietologi. La bulimia Jo-Jo risulta caratterizzata dall’alternanza di diete e abbuffate, attraverso un’alimentazione sfrenata. Si tratta di coloro che riescono a stare a dieta per un po’ di tempo ma poi perdono il controllo, oscillando continuamente: tra peso forma e 5 o 6 kg di troppo. Ogni volta che sono ingrassate dimagriscono, per poi riassumere tutti i kg ogni volta che sono dimagrite, alternano controllo a perdita di controllo.

Tutte e tre le categorie, quando iniziano a dimagrire, si spaventano e sentono gli effetti pericolosi di essere desiderabili, ricominciando così a mangiare per rimettere la “ciccia protettiva” tra sé e gli altri. Quindi, la resistenza al cambiamento è molto alta.
TENTATE SOLUZIONI
Le tentate soluzioni disfunzionali (TSR) [2] individuate dalla ricerca sono:
Individuali:
- Controllo del piacere che fa perdere il controllo (dieta: come conteggio di calorie, evitare le tentazioni, mangiare meno)
Sistemiche:
- Controllare che la ragazza non mangi
- Nascondere il cibo
- Comprare solo cibi dietetici
FUNZIONAMENTO
Più ci si vieta il piacere e più questo diventa una proibizione tale da diventare irrinunciabile, diceva Oscar Wilde.
La base della problematica, nel disturbo bulimico, si fonda sul controllo del piacere, per sua natura incontrollabile; infatti, dato che al piacere non possiamo fare a meno di rinunciare, questo tentativo paradossale di voler controllare qualcosa di naturale, come il piacere alimentare, si trasforma in perdita di controllo. Quindi, l’effetto paradossale di queste costrizioni, continui divieti e negazioni, si tramuta in una compulsione a divorare il cibo in maniera irrefrenabile.
INTERVENTO
L’intervento strategico è caratterizzato dall’individuare e bloccare le TSR e sostituire queste modalità ridondanti <<che invece di risolvere il problema lo alimentano>> con altre più funzionali. La tecnica di elezione, usata per rovesciare la tentata soluzione cardine (del controllo che fa perdere il controllo) è la dieta paradossale, con la quale si porta la persona alla ricerca del piacere e alla sua introduzione all’interno della sfera alimentare. La ricerca del piacere alimentare, invece che il mero conteggio delle calorie, è la chiave di volta che induce i pazienti a concedersi il piacere spontaneamente e a scoprire, con grande sorpresa, che il segreto del controllo è rappresentato: dall’oscillazione costante tra perdita di controllo e il suo mantenimento. Questo rappresenta un meccanismo autoregolativo, poiché è basato sulla semplice regola: “se non te lo concedi diventa irrinunciabile, se te lo concedi puoi rinunciarci”.
Il lavoro in questi casi non sarà solo di tipo alimentare; infatti, una volta sbloccata la sintomatologia bulimica, eliminate le TSR individuali e del sistema familiare, si procede nel lavorare sulle problematiche emotivo-relazionali, sottese al disturbo. Si continua consolidando le nuove strategie e si conclude l’intervento favorendo le autonomie del paziente restituendogli, così, il successo terapeutico.
Concludo con le parole di Oscar Wilde: “Il miglior modo per superare una tentazione è cedervi”.
NOTE
[1] Negli ultimi venti anni il CTS di Arezzo, grazie a un processo sistematico di « ricerca intervento », si è approcciato allo studio dei problemi umani, studiando una realtà, intervenendo su di essa e al tempo stesso aggiustando gradualmente l’intervento, adattandolo alle ulteriori conoscenze che vengono ad emergere dagli effetti degli interventi stessi. Infatti, è la strategia che funziona a descrive la struttura di persistenza del problema. Questo lavoro ha permesso di formulare dei modelli logico-matematici, conoscitivi e operativi, che riguardano la formazione, la persistenza e il cambiamento risolutivo delle varie tipologie di disturbi. Quindi, sono stati messi appunto specifici protocolli di trattamento, per le singole patologie, particolarmente efficaci, efficienti, replicabili, trasmissibili e predittivi.
[2] Il costrutto di Tentate Soluzioni viene elaborato dal gruppo di ricercatori del M.R.I. di Palo Alto, e costituisce un riduttore di complessità indispensabile in Terapia Breve Strategica, che permette di focalizzare l’attenzione su tutto ciò che viene fatto dal paziente, dai suoi familiari o dai suoi curanti, per cercare di risolvere il problema. Questa forma di interazione tra il soggetto, la realtà e il mondo, di per sé, non è patologica, anche perché la TS sicuramente è stata efficacie in passato per risolvere problemi simili. Esse possono diventare disfunzionali, quando diventano ridondanti (TSR) e si ripetono in rigidi copioni che, anziché risolvere il problema, lo trasformano in una vera e propria patologia.
BIBLIOGRAFIA
Andreoli V., Cassano G. B., Rossi R. curato da (2007). DSM-IV-TR. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Text revision, Elsevier Editore.
Nardone G. – Verbitz T.- Milanese R. (1999) LE PRIGIONI DEL CIBO. VOMITING, ANORESSIA, BULIMIA
Nardone G (2003) Al di la dell’amore e dell’odio per il cibo. Guarire rapidamente dalle patologie alimentari.
Nardone G. (2007) LA DIETA PARADOSSALE.
Autrice: Dott.ssa Francesca Troiano
Psicologa-Specialista in Psicoterapia Breve Strategica