Intervista 3° Incontro

Manfredonia – Abbiamo incontrato per l’ASSOCIAZIONE STIGMAMENTE: Arte e Psichiatria sullo Stigma e Diversità, la psicologa Francesca Troiano, organizzatrice dell’evento “Ossessioni, Dubbio Patologico e Compulsioni. Dai problemi alle soluzioni” in programma oggi venerdì 27 Marzo alle 19.30 in via Orto Sdanga 5 presso lo studio medico associato Ippocrate. La dottoressa è una psicologa iscritta all’Ordine degli Psicologi della Regione Puglia. Dopo aver terminato la Laurea Magistrale in Psicologia Clinica e della Salute nel 2011 si è Iscritta al percorso di Specializzazione quadriennale in Psicoterapia Breve Strategica del CTS di Arezzo fondato da Giorgio Nardone e Paul Watzlawick nel 1987.

Di cosa parla l’evento?

L’incontro si propone di affrontare il tema delle Ossessioni, del Dubbio Patologico e delle Compulsioni. Verrà spiegato il loro funzionamento in Ottica Strategica, facendo riferimento agli oltre 25 anni di Ricerca-Intervento condotti dal CTS di Arezzo, e verranno individuate le Tentate Soluzioni che creano, mantengono e alimentano il problema, ed infine, proposte le Soluzioni costruite su Logiche Non Ordinarie.

Parafrasando Kurt Lewin sono le soluzioni che spiegano i problemi e non le ipotetiche spiegazioni che guidano verso le soluzioni.

COME FUNZIONANO QUESTE PROBLEMATICHE?

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo è caratterizzato dalla presenza di rituali che i pazienti devono mettere in atto inevitabilmente, per alleviare l’ansia o le sensazioni di disagio. I rituali possono essere sia formule mentali, immagini o frasi da ripetere mentalmente; oppure gesti, azioni da mettere in atto. La messa in atto dei rituali è caratterizzata dal bisogno di controllare la realtà; infatti ogni qualvolta chi soffre di questa problematica, ha la sensazione di non avere il controllo, ricorre a dei metodi per acquisirlo. La ripetizione di questi metodi si trasforma in un autoinganno. Ad esempio, se ogni volta che vado a dare un esame metto quel vestito e l’esame mi va bene a lungo andare costruirò l’idea per la quale grazie al vestito l’esame è andato bene, fino a strutturare una vera e propria credenza che mi imprigiona, in un susseguirsi di rituali che devo mettere in atto altrimenti l’esame mi andrà male. Quindi, più si cerca la sicurezza più si trova l’insicurezza. Questa ritualizzazione oltre ad avere lo scopo di sedare l’ansia serve a rassicurare che non succeda quello che si teme (rituale propiziatorio) o che le cose vadano bene (rituale preventivo). La trappola del DOC è proprio quella che inizialmente si mette in atto il rituale per cercare rassicurazione, nel momento in cui si supera la soglia, diventa disfunzionale e ci si intrappola; infatti questi pazienti pur riconoscendo l’irrazionalità del disturbo non possono fare a meno di mettere in atto i rituali. Per usare uno stratagemma orientale si tratta di: “salire in soffitta e togliere la scala”.

Il Dubbio Patologico consiste nel porsi una serie di domande alle quali si cerca di dare delle risposte rassicuranti. Le domande sono però “indecidibili” ( si tratta di domande per le quale non esiste una sola risposta formalmente corretta), ad esempio quella è la persona giusta per me oppure no? La mia relazione finirà oppure no? Sarò in grado o non sarò in grado…? e nella continua ricerca di una risposta logica e rassicurante ci si incarta sempre più costruendo da se la prigione mentale che  renderà prigionieri del loop di domande e risposte, domande e risposte, etc.

Il nostro bisogno arcaico di sicurezza ci spinge a cercare il conforto in verità rassicuranti; tale ricerca, per l’uomo moderno emancipato da pratiche esoteriche e divinatorie, passa attraverso la crescita cognitiva e il ragionamento razionale. Il cogito cartesiano diviene cosı` lo strumento principe per affrontare le proprie insicurezze e i propri timori. Tuttavia, quando tale razionalità viene estremizzata, si trasforma da risorsa in limite; questo accade quando si tenta di applicarla a fenomeni a cui non può adattarsi, come ad esempio le paure irrazionali, i dubbi, le relazioni amorose controverse, situazioni in cui la logica si trasforma in una trappola.

QUALI SONO LE STRATEGIE E SOLUZIONI?

Dalla prospettiva pragmatica del Problem Solving Strategico, modello CTS Arezzo, è possibile individuare le leve vantaggiose per far si che il nostro modo di ragionare, di pensare e riflettere  torni a essere uno strumento efficace e non una trappola mentale. In particolare riguardo alle problematiche, sopra citate, che hanno come comune denominatore l’essere basate sul tentativo di cercare di controllare la realtà circostante, tramite una serie di tentate soluzioni disfunzionali messe in atto nel tentativo di risolvere il problema, e più si  cerca il controllo,  più lo si perde. Per la precisione si tratta dell’illusione di ottenere il controllo, tramite la “perversione della  ragione”,“ponendosi interrogativi fallaci” fondati su domande “indecidibili” (che non hanno risposta certa) o il “mettere in atto dei riti” preventivi, propiziatori o riparatori. L’obiettivo che si prefigge l’approccio strategico è quello di individuare i tentativi di soluzione disfunzionali che creano, mantengono ed alimentano il problema, bloccarli e successivamente individuare le strategie costruite ad hoc sul singolo caso, che trasformi l’autoinganno da disfunzionale in funzionale. Visto che questo tipo di problematiche si fondano su logiche non ordinarie, si ricorre al loro utilizzo (logica del paradosso, della contraddizione e della credenza ) con lo scopo di sovvertire il problema; infatti, come ricorda la locuzione latina: Similia similibus curantur («i simili si curino coi simili»).

Comment (1)

  1. Adela

    21 Mag 2016 - 0:14

    You did a good job .

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